Vuoti a perdere

Mostra fotografica di Riccardo Poma

Biblioteca di Città Studi, Dicembre 2014-Gennaio 2015

Fotografia di Riccardo Poma

La mostra dialoga con la proposta di lettura S P A Z I – Una bibliografia dedicata all’architettura e all’archeologia industriale. Per comprendere lo spazio che ci circonda e cambiare lo sguardo con cui lo si osserva.

Riccardo Poma

Sono nato tra la montagna e le risaie, tra il cielo e la terra (un po’ di poesia, anche se banale, non guasta mai), in quella zona pianeggiante che divide Biella da Vercelli. Sin da bambini, ci piaceva prendere le nostre biciclette per “esplorare” la Baraggia, conformazione territoriale tipica del Piemonte in cui convivono risaie e boschetti “da funghi”. Girovagando in questi luoghi, iniziai ad accorgermi dell’incredibile quantità di tracce “umane” presenti in mezzo alla natura: le prime cose che “trovai” furono un imponente canale d’irrigazione, una stazione abbandonata, i ruderi di una piccola baita che apparteneva al dottore del paese. Luoghi misteriosi, affascinanti, talvolta spaventosi, che devono il loro potere ipnotico (e adrenalinico) essenzialmente a due elementi: il contrasto tra “natura” e “costruzione artificiale” e il fatto di essere stati abbandonati a se stessi (anche il canale, pur ancora utilizzato, presenta forti segni di degrado). Spiegare a parole il brivido che attraversa la schiena nel momento in cui ci si addentra in un posto abbandonato è davvero difficile, e sicuramente non sprecherò righe nel tentativo di farlo; ciò che voglio dire, è che dal ritrovamento di quella stazione abbandonata ho cercato una serie infinita di edifici in disuso, sperduti nel nulla, dimenticati dagli stessi proprietari.I soggetti che vedrete sono solo alcuni dei moltissimi edifici abbandonati che si possono trovare sul territorio biellese e vercellese.Luoghi un tempo calorosi e vitali sono oggi fantasmi silenziosi di un passato lontano e dimenticato, muti testimoni del passaggio dell’uomo che la natura ha ripreso con sé dopo l’abbandono.

Diceva Robert Capa che “se una foto non è buona, significa che non eri abbastanza vicino”.

Io ho cercato di andare “il più vicino possibile”, ora tocca a voi giudicare.

Tratto dal  blog vuotiaperdere di Riccardo Poma