La gente è strana

Mostra fotografica di Pietro Lorenzo Tega

Biblioteca di Città Studi, 5 – 31 ottobre 2015

Fotografia di Pietro Lorenzo Tega

Per me la fotografia di reportage ha bisogno di un occhio, un dito, due gambe.
Henri Cartier-Bresson

La pellicola fotografica, un sottilissimo strato di alogenuro d’argento, piccolissimi cristalli sensibili alla luminosità.
L’idea che della polvere d’argento possa catturare la luce restituendo così delle immagini… bhé, trovo che abbia in sé un qualcosa di magico.
Pietro Lorenza Tega 

La gente è strana

La fotografia umanista vista attraverso l’occhio di Pietro Lorenzo Tega.

In quest’epoca dove quasi tutto è digitale, connesso, condiviso; l’era di internet, degli smartphone alla moda, iper-tecnologici, di Facebook, delle App, dei Selfie, dei Like, di Instagram; delle fotocamere digitali più o meno evolute, più o meno di qualità, alla portata di tutte le tasche, degli scatti a raffica in stile – ando cojo, cojo, che speriamo ne sia venuta bene almeno una – (e mal che vada c’è sempre Photoshop); degli hard disk pieni zeppi di migliaia e migliaia di foto delle vacanze, delle torte, del gattino, del cagnolino, della lumachina, che tanto si muove così lenta, vedi, non ti sorride neanche ma perché nel frattempo gli hai già fatto cinquantaquattro foto?!
Bene, c’è chi per la fotografia ha deciso di resistere a questa invasione di pixel e di andare avanti in maniera analogica, a pellicola.  Come una volta.

La mostra dialoga con la proposta di lettura: “Frammenti in B/N”. Bibliografia dedicata alla fotografia e ai suoi linguaggi, teoria, prassi e pratica filmica.

Pietro Lorenzo Tega (1976). Fotografo novarese da sempre dedito all’uso della pellicola, non per caso, ma per amore di questa forma di “artigianato della luce”.
Esprime con talento non accademico un’immagine riprodotta del suo sguardo allineandolo al visibile. Lavorando costantemente con l’aderenza nitida e con la pratica quotidiana sull’essere umano. Rifugge dal digitale poiché tende a distrarre dall’esercizio mentale dell’osservazione dell’attimo. Per lui realtà univoca non è da ricercare, ma da aspettare e solo in quel momento può essere rilevata con uno scatto.